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Uno Stato che da un lato proclama e attua la libertà religiosa individuale e la pari libertà di tutte le confessioni religiose ma che, nel contempo, detta e realizza un trattamento di favore nei confronti di una particolare confessione religiosa solo perché praticata dalla maggioranza dei propri cittadini può definirsi confessionale? Ed ancora, fermo restando che la particolare posizione riconosciuta alla chiesa cattolica non viola il principio di libertà religiosa, la proclamazione ed il pratico rispetto di essa può considerarsi indice di confessionismo? Sono solo alcuni interrogativi sui quali l'autore ha voluto riflettere a testimonianza della complessità dei temi trattati.